Il sindaco può lecitamente disciplinare gli orari di apertura degli esercizi commerciali, da ricomprendere le attività artigiane.
La sez. II, del Consiglio di Stato, Adunanza di Sezione del 27 giugno 2018, numero 02065/2018 e data 27 agosto 2018, interviene per esprimere l’infondatezza di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, per l’annullamento di un’ordinanza sindacale avente ad oggetto la revoca di precedenti ordinanze sindacali in materia di orario di esercizio delle attività di barbiere, parrucchiere uomo-donna, estetista.
L’intervento risulta di pregio per le questioni affrontate, delineando i poteri di ordinanza del sindaco in materia di orari degli esercizi commerciali.
… Il parere, nella essenzialità e completezza, analizza la nozione di “attività commerciale” (nelle materie del commercio e dell’artigianato) nell’evoluzione storica e ordinamentale, concorrendo con la prospettiva comunitaria delle c.d. liberalizzazioni ove l’orario di apertura e chiusura risulta un elemento essenziale e primario a garanzia di un’effettiva e concreta apertura al mercato.
… Si comprende, allora, che il tema dell’orario di apertura delle attività commerciali/artigianali ha implicazioni diverse, non solo economiche e sociali, ma anche etiche e valoriali (morali, per alcuni): la concorrenza non è solo una questione di un confronto competitivo o di apertura al mercato, involge la vita quotidiana di ogni cittadino, e la qualità della vita, sempre più connessa con i prodotti posti in vendita (il c.d. carrello).
In prospettiva dell’economia digitale, anche gli orari di apertura degli esercizi commerciali subiranno un’inevitabile trasformazione, con la presenza di piattaforme on line (e-commerce), capaci di sostituire/integrare l’esistente, ed anche le attività che necessariamente non potranno (forse) essere sostituite, quelle artigianali, sicuramente opereranno con gli strumenti digitali (ad es. la gestione degli appuntamenti o prenotazioni).
In un futuro, non tanto lontano, le liberalizzazioni – senza restrizioni di orario di apertura/chiusura – delle attività economiche dovrebbero migliorare la vita e aumentare il benessere collettivo se lo scopo è semplificare l’incontro tra domanda e offerta, ridisegnando le regole dello scambio negoziale (il c.d. consenso, ex 1326 c.c.) e della manifestazione del consenso informato.
Tale dimensione della manifestazione di volontà sarà sempre più digitale (con un click o flag), senza un reale contatto fisico, con un massiccio trattamento e profilazione dei dati personali (e dei big data) per rispondere (più puntualmente o selettivamente) ai bisogni del singolo consumatore: la dimensione dello “scambio”, che è alla base dell’economia, allora potrà ancora essere regolamentata con un orario di apertura e chiusura dell’attività commerciale (?).
Nel proscaenium civico, e in questo moderno mercato della concorrenza, il sindaco si presenta non solo come l’Autorità pubblica di regolamentazione di un orario o il garante delle liberalizzazioni, assurge ad una funzione eletta e nobile (ex artt. 54 Cost. e 50, comma 2, primo periodo del TUEL), quella che ogni eletto dovrebbe aspirare: l’amministrare i beni non propri nell’interesse generale, nell’equilibrio dei diversi interessi, non solo economici, conciliando le esigenze di sviluppo territoriale con il tempo dello sviluppo sostenibile e durevole, assicurando il bene della vita.
(estratto, Le liberalizzazioni degli orari di esercizio delle attività di barbiere, parrucchiere uomo-donna, estetista nel futuro dell’economia digitale, ildirittoamministrativo.it, 20 dicembre 2018)