«Libero Pensatore» (sempre)

La sez. giur. Campania, della Corte dei conti, con la sentenza n. 430 del 18 agosto 2024, condanna alcuni impiegati pubblici infedeli (operanti all’interno dell’area contabile dei contratti di un ente territoriale) e il tesoriere (istituto bancario affidatario del servizio di tesoreria, a titolo con partecipazione) per la liquidazione di mandati di pagamento a fronte di prestazioni fittizie, falsificando la realtà e la verità, che ne connota il reato, la c.d. fede pubblica.

In termini più divulgativi, è emerso che venivano effettuati pagamenti al tesoriere senza controlli di sorta, su mandati del tutto falsi, poiché riferiti ad attività mai eseguite, rectius crediti inesistenti.

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Erronei pagamenti dolosi: un caso

Erronei pagamenti dolosi: un caso

La sez. giur. Campania, della Corte dei conti, con la sentenza n. 430 del 18 agosto 2024, condanna alcuni impiegati pubblici infedeli (operanti all’interno dell’area contabile dei contratti di un ente territoriale) e il tesoriere (istituto bancario affidatario del servizio di tesoreria, a titolo con partecipazione) per la liquidazione di mandati di pagamento a fronte di prestazioni fittizie, falsificando la realtà e la verità, che ne connota il reato, la c.d. fede pubblica.

In termini più divulgativi, è emerso che venivano effettuati pagamenti al tesoriere senza controlli di sorta, su mandati del tutto falsi, poiché riferiti ad attività mai eseguite, rectius crediti inesistenti.

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L’Amministrazione civica in presenza di un’occupazione abusiva di un proprio bene può ricorrere alla tutela esecutoria, ordinando al soggetto responsabile di liberare il bene o di rimuovere l’eventuale ostacolo (opera abusiva)[1], portando ad esecuzione l’ordine in presenza dell’inerzia del soggetto obbligato, questo sul presupposto indelebile della titolarità del bene.

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Rimozione illegittima di una recinzione e tutela della proprietà

Rimozione illegittima di una recinzione e tutela della proprietà

L’Amministrazione civica in presenza di un’occupazione abusiva di un proprio bene può ricorrere alla tutela esecutoria, ordinando al soggetto responsabile di liberare il bene o di rimuovere l’eventuale ostacolo (opera abusiva)[1], portando ad esecuzione l’ordine in presenza dell’inerzia del soggetto obbligato, questo sul presupposto indelebile della titolarità del bene.

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In generale con riferimento alle condotte nella PA, per sostenere una richiesta risarcitoria (da comportamento illegittimo), risulta necessario dimostrare l’elemento soggettivo della colpa dell’Amministrazione agente, dove l’onere probatorio non richiede un particolare impegno, potendo limitarsi ad allegare (c.d. onere probatorio) l’illegittimità del comportamento medesimo e per il resto farsi applicazione, al fine della prova dell’elemento soggettivo, delle regole di comune esperienza e della presunzione semplice (di cui all’art. 2727 c.c.).

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Risarcimento del danno e clausola discriminatoria

Risarcimento del danno e clausola discriminatoria

In generale con riferimento alle condotte nella PA, per sostenere una richiesta risarcitoria (da comportamento illegittimo), risulta necessario dimostrare l’elemento soggettivo della colpa dell’Amministrazione agente, dove l’onere probatorio non richiede un particolare impegno, potendo limitarsi ad allegare (c.d. onere probatorio) l’illegittimità del comportamento medesimo e per il resto farsi applicazione, al fine della prova dell’elemento soggettivo, delle regole di comune esperienza e della presunzione semplice (di cui all’art. 2727 c.c.).

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La sez. Lavoro della Corte di cassazione, con l’Ordinanza 31 luglio 2024, n. 21440, delimita l’utilizzo del buono pasto alla prestazione lavorativa eseguita, al termine della quale può usufruire del servizio mensa, nel senso che risulta dovuto dopo un orario di lavoro eccedente le sei ore (turno).

In termini diversi, il diritto alla mensa (il caso è riferito ad un’Azienda sanitaria) viene riconosciuto nei giorni in cui il lavoratore presta la propria opera, superando l’orario stabilito dalla contrattazione: una dovuta pausa dopo il turno di lavoro[1].

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Prestazione lavorativa e diritto al buono pasto

Prestazione lavorativa e diritto al buono pasto

La sez. Lavoro della Corte di cassazione, con l’Ordinanza 31 luglio 2024, n. 21440, delimita l’utilizzo del buono pasto alla prestazione lavorativa eseguita, al termine della quale può usufruire del servizio mensa, nel senso che risulta dovuto dopo un orario di lavoro eccedente le sei ore (turno).

In termini diversi, il diritto alla mensa (il caso è riferito ad un’Azienda sanitaria) viene riconosciuto nei giorni in cui il lavoratore presta la propria opera, superando l’orario stabilito dalla contrattazione: una dovuta pausa dopo il turno di lavoro[1].

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È noto che le insidie stradali e la cattiva manutenzione dei beni pubblici, da includere gli allagamenti improvvisi, comporta una responsabilità a carico del custode (la PA), dovendo dimostrare in caso di “sinistri” (incidenti) o “pregiudizi” a terzi di aver operato con l’osservanza di tutte le regole di correttezza nella gestione dei beni, proprio con lo scopo di salvaguardare l’incolumità pubblica, nel senso di aver adottate le misure idonee per prevenire il rischio: un obbligo di “garanzia” nel generale dovere di diligenza, prudenza e perizia.

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Allagamenti improvvisi e le responsabilità del proprietario o gestore della strada

Allagamenti improvvisi e le responsabilità del proprietario o gestore della strada

È noto che le insidie stradali e la cattiva manutenzione dei beni pubblici, da includere gli allagamenti improvvisi, comporta una responsabilità a carico del custode (la PA), dovendo dimostrare in caso di “sinistri” (incidenti) o “pregiudizi” a terzi di aver operato con l’osservanza di tutte le regole di correttezza nella gestione dei beni, proprio con lo scopo di salvaguardare l’incolumità pubblica, nel senso di aver adottate le misure idonee per prevenire il rischio: un obbligo di “garanzia” nel generale dovere di diligenza, prudenza e perizia.

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